giovedì 25 agosto 2016

IL PAESE SOLITARIO - MONTEVIASCO (VA)

Sui monti del Varesotto nella Val Veddasca, sulle pendici del Lago Maggiore sopra Luino, distano 46 km da Varese, 18 da Luino. Il territorio comunale confina con la Svizzera, parliamo di Monteviasco, un piccolo paese in val Veddasca, in provincia di Varese, arroccato sulle pendici del Monte Pola, che è vissuto per anni in isolamento. Ancora oggi nessuna strada carrozzabile lo collega
al "mondo esterno", solo (a parte la funivia) una mulattiera, costituita da circa 1400 gradini, permette di raggiungere l'abitato a 930 metri di altezza, in poco meno di un'ora di cammino. La scalinata risale al 1813 e i lavori di costruzione sono terminati nel 1822. 
Il Borgo è stato sostentato per secoli soltanto da una magra pastorizia non sufficiente a sfamarne la popolazione, nel 1751 gli abitanti erano ben 286, oggi sono solo una dozzina. 
Monteviasco ha avuto l'onore di essere iscritta nel novero dei "Borghi più belli d'Italia", rigida selezione di merito, tra i numerosi, minuscoli villaggi d'arte, fascino e sapori della Penisola, nata sotto gli auspici della Consulta per il turismo dell'ANCI.
Abitato da tempi antichissimi, come dimostrano le incisioni rupestri databili all'età del bronzo, sorse probabilmente come insediamento di popolazioni ibero-liguri, qui attratte dall'abbondanza di boschi e di selvaggina. Successivamente vennero costruiti dei terrazzamenti di terreno (i campitt) e si passò all'allevamento di bestiame, sfruttando i campi a pascolo sopra l'abitato.
La genesi del paese risale ad una leggenda nata nel XVII secolo, periodo in cui la Lombardia era possedimento della Corona spagnola. Quattro uomini d’arme erano in fuga dopo aver disertato dall’esercito e cercarono rifugio nella Valle del Monte Polà, ove costruirono delle case di pietra. Dellea, Morandi, Ranzoni e Casina, questi i nomi dei soldati, erano però tristi di passare in maschile solitudine la loro latitanza, così decisero di rapire una giovinetta per ciascuno di loro. Il ratto delle fanciulle non poté non scatenare le ire della popolazione di Curiglia e i popolani si diressero ferini contro i soldati, desiderosi di incrociare le lame per liberare le ragazzette. Giunti alle case dei quattro però, si pararono loro le donzelle, ormai piacevolmente abituate al coatto
accasamento, tantoché la pace presto si insinuò nella popolazione di Curiglia e tutto si concluse con la più classica delle feste.
Alcune soste sono quasi d'obbligo: alla Cappelletta del Schuster che custodisce oggi un ritratto del pio Cardinale la cui visita diocesana suscitò un'insolita espressione di fede, poi al Sasùn, un pietrone orizzontale su cui è comodo riposare, detto anche a posa di poro vicc, appunto per la sua prerogativa alla portata di tutti, quindi alla Cappella del Redentore « che... scappa! » dove Gesù è sulla Croce con il capo reclinato verso valle come desioso di fuggire: così narra appunto una leggenda. Ma quando si giunge più su al Santuario della Madonna della Serta e si legge la scritta che dice: «Benvenuto o passegger / sosta e riposa / il monte rasserena e disacerba ogni segreta pena... »
Da Monteviasco partono numerosi sentieri che portano agli antichi alpeggi: verso l'Alpe Corte, il Rifugio del C.AI. all'Alpe Meriggetto, l'Alpe Agario, il Monte Tamaro ed il Monte Lema (Svizzera), mete che attraggono molti escursionisti. Da Monteviasco , inoltre, si può percorrere il cosiddetto "Sentiero Didattico", che attraversando l'Alpe "Polusa", le "Ganasce", l'Alpe Cortetto, l'Alpe Viasco, porta a Curiglia. Da questo percorso passa anche la camminata "Tra Boschi e Valli d'Or".















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